La festa... una volta

La festa di Santa Maria della Neve di Bacugno è viva e ogni anno si arricchisce di nuove cose. La possiamo vivere ogni 5 agosto e così sarà per sempre. Ma come era la festa una volta? Affidandoci ai racconti orali che ci tramandano i nostri nonni, abbiamo fatto una ricostruzione delle differenze con l'attuale organizzazione cercando di fissare qui in questo sito una fotografia del passato che così non andrà perduta!.

Fino agli anni cinquanta, portare avanti l'antichissima tradizione della festa di Santa Maria della Neve a Bacugno significava impegno e sacrificio, più di quanto ne necessita oggi.
Problemi ovviamente legati alle disponibilità economiche delle famiglie di allora altre che alla possibilità di partecipazione delle stesse.
Nonostante le difficoltà, la perseveranza dei Bacugnesi volta a non dismettere questa usanza portava ogni famiglia a fare un piccolo sacrificio: offrire una piccola parte di beni, allora molto preziosi, agli organizzatori dei festeggiamenti.
I “festaroli” passavano da tutte le famiglie che potevano partecipare per “l’accattu”, tre volte all'anno. In primavera raccoglievano la lana, un quantitativo pari a un vello, ossia tutta la lana di una pecora tosata. Dopo la trebbiatura si passava per la raccolta del grano in misura di una coppa (25Kg), in autunno invece, si raccoglieva il formaggio, una pizza a famiglia.

Tutti questi beni raccolti l'anno precedente alla festa venivano poi venduti al fine di ricavare una somma di denaro per affrontare le varie spese per i festeggiamenti.

Anche la parte riguardante la tradizione vera e propria e quindi il Toro Ossequioso, il Solco e il Manocchio, in una moltitudine di sfaccettature si mostrava leggermente diversa da quella di oggi.
A rotazione tutti i paesi che partecipavano si impegnavano a curare una parte della festa coinvolgendo così oltre che Bacugno anche Picciame, Fontarello, Steccato e Figino. In questo modo se un paese si occupava del Toro l'altro paese curava il Manocchio, un'altro ancora il Solco e così via.

Il Toro veniva addestrato qualche settimana prima della festa, al fine di abituarlo alla solenne genuflessione del 5 Agosto al cospetto della Vergine Maria. In quegli anni il Toro non era posseduto dal Comitato dei festeggiamenti, bensì veniva messo a disposizione dagli allevatori di allora. Per molti anni la famiglia Calabrese mise a disposizione “Capitano”, passando poi il testimone a “Colonnello” appartenete alla famiglia Bella. Nel 1989 fu donato alla festa il memorabile “Urrago”, protagonista assoluto per ben 18 anni della festa della Madonna della Neve. Il primo ingresso sul sagrato di “Azeglio” risale al 2007, il 5 Agosto di quell'anno Urrago salutò per l'ultima volta i bacugnesi.

Il Manocchio veniva iniziato giorni prima della festa, con dimensioni più ridotte rispetto a quelle di oggi ma altrettanto ricco di significato.

Anche il Solco e la Biffa venivano assegnati a rotazione ai diversi paesi. PicciameFontarello operavano la loro tracciatura partendo dai Colli di Trebbia, SteccatoBacugno tracciavano il solco partendo da Colle Maggiore così come Figino lo tracciava lungo i Colli antistanti al paese. Soltanto attorno alla seconda metà degli anni ottanta fu tracciato per la prima volta sul Monte Boragine dove ancora oggi si svolge questa parte dei festeggiamenti.

La mattina del 5 Agosto come ancora oggi si giungeva al momento culmine della festa con la triplice genuflessione del Toro Ossequioso, che non avveniva  solo sul sagrato della Chiesa di Santa Maria della Neve ma anche al suo interno, nella navata centrale rivolto verso l'altare principale. Seguiva l'ingresso del Manocchio, al di sopra del quale un ragazzo lanciava il ciambellone mentre piovevano Li Ciammelletti anch'essi lanciati da ragazzi, sostituti oggi dalle ragazze in costume tradizionale.

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