Mercoledì, 07 Marzo 2018 17:45

Li Cannarozzitti

La Sagra de “Li Cannarozzitti” nasce nel 1978, da un'idea di Costanzo Micarelli che, insieme ai suoi compagni “festaroli” di allora, ha voluto creare un evento che permettesse all'intera popolazione di Bacugno di ritrovarsi in piazza e consumare una cena in un'atmosfera serena e conviviale.

Li Cannarozzitti venivano e vengono tutt'ora offerti alla cittadinanza dal Comitato Festeggiamenti “S. Maria della Neve” anche per ringraziare la popolazione bacugnese per la sentita e calorosa partecipazione alla festa.

“Li Cannarozzitti”, conosciuti oggi con il nome di “cannolicchi”, sono un formato di pasta tipico italiano, trafilato al bronzo. Agli inizi degli anni Ottanta, quello dei cannolicchi era uno dei pochi formati esistenti (almeno, questo è ciò che narrano gli anziani di Bacugno!) ed erano anche tra i più economici. Venivano cucinati con un semplice sugo a base di pomodori pelati e peperoncino; di seguito, la ricetta per chiunque voglia assaggiare “li cannarozzitti”!

Ricetta de “LI CANNAROZZITTI”:

Ingredienti:

  • 500g ditaloni rigari
  • 500g pomodori pelati
  • 2/3 spicchi di aglio
  • peperoncino a piacere
  • olio e.v.o.
  • Prezzemolo
  • sale

Procedimento:

In una padella mettere a scaldare qualche cucchiaio di olio extravergine, aggiungere gli spicchi di aglio e il peperoncino a piacere. Quando l'aglio diventa dorato, toglierlo dalla padella e unire i pomodori pelati tagliati a pezzetti. Lasciar cuocere per 15/20 minuti circa a fuoco medio.

Nel frattempo, cuocere la pasta in abbondante acqua salata. Dopo averla tirata fuori dall'acqua e scolata al dente, saltarla in padella col sugo appena preparato. Aggiungere del prezzemolo fresco tritato e servire.

Osservazione: Non esiste un'indicazione precisa su quanto peperoncino utilizzare, perché il grado di piccantezza desiderato è molto soggettivo. Ovviamente, più peperoncino si aggiunge e più la pasta sarà “arrabbiata”!

Mercoledì, 07 Marzo 2018 17:43

La pecora Allu Cotturu

La pecora allu cotturu è un piatto molto povero che veniva preparato tanti anni fa durante la transumanza, quando intere famiglie si spostavano per percorrere il lungo cammini che le portava nelle campagne Romane o nel Tavoliere delle Puglie.

Poiché le pecore e gli agnelli più belli venivano destinati alla vendita per trarne un guadagno e quindi per riuscire a vivere, le famiglie preparavano questo piatto con le pecore morte di fatica, o con le pecore azzoppate che venivano uccise.

La pecora veniva fatta cuocere per tante ore nei vecchi caldai sul fuoco vivo con un pò di sedano, carota e cipolla e l’aggiunta di aromi molto semplici.

Ricetta della Pecora Allu Cotturu

Ingredienti

  • 2kg di pecora (magra)
  • 100g di sedano
  • 100g di carota
  • 100g di cipolla
  • 1 foglia di alloro
  • 1 limone (sgrassa la carne)
  • Sale QB
  • Peperoncino (a piacere)

Procedimento

Tagliare la pecora a pezzi, far bollire in acqua per circa 15 minuti eliminando la schiuma che si forma in superfice. (sbollentare la pecora serve ad eliminare il grasso)

Togliere la pecora dall’acqua, rimettere in acqua bollente con alloro, sedano, carota e metà della cipolla e portare la pecora a cottura.

A fine cottura far soffriggere l’altra metà della cipolla in una padella, sfumare con del vino bianco e aggiungere alla carne.

Mercoledì, 07 Marzo 2018 15:50

Lu Farrecillu o Le Colenne

Il farro è considerato la più antica tipologia di cereale coltivata dall’uomo e per molto tempo ha avuto un ruolo fondamentale nell’alimentazione umana. La sua coltivazione, tuttavia, è stata relegata in alcune zone isolate o lentamente soppiantata dall’introduzione della coltivazione del grano, che garantisce una maggiore resa.

Nella nostra vallata, così come nel resto dell’Alta Valle del Velino e più in generale del Centro-Italia, la coltivazione del farro ha rappresentato fino a qualche tempo fa una delle attività predominanti del mondo contadino, incentrato su pastorizia e agricoltura: infatti, era un prodotto impiegato per uso familiare, che richiedeva piccoli interventi colturali su appezzamenti di terreni anche poco estesi.

Risulta evidente pertanto il perché sia l’ingrediente principale di molti piatti tradizionali, spesso molto poveri, come a rimarcare la sua importanza nutrizionale ed economica. Con esso si preparavano minestre, zuppe, secondi piatti in umido o con l’aggiunta di pomodoro (solo nel secondo dopoguerra, quando la coltivazione del pomodoro giunse nel territorio).

La storia

I comitati che si sono susseguiti negli anni, e ultimamente l’Associazione, si sono attivamente adoperati nel promuovere la riscoperta degli antichi sapori e la loro diffusione tra chi non è del posto attraverso l’istituzione di sagre.

In particolare, durante i festeggiamenti in onore di “Santa Maria della Neve” è stata istituita la sagra delle “colenne” o del “farrecillu” (come è più conosciuta tra i Bacugnesi), che consiste nella preparazione di una minestra a base di farro e che ha riscosso grande successo fin da subito tra i partecipanti all’evento.

Questo piatto molto povero appartiene alla storia del nostro paese perché un tempo era preparato per i festeggiamenti di Sant’Antonio abate. Il 16 gennaio nelle frazioni di Picciame, Fontarello, Steccato, Bacugno e Figino alcune famiglie si adoperavano alla preparazione della minestra all’interno di un caldaio e da questo attingevano tutte le altre famiglie. Questo momento di condivisione, in un’epoca in cui la collaborazione e il reciproco aiuto avevano un radicato valore etico-sociale, era un modo come un altro per stare insieme e festeggiare e riproporre questo piatto all’interno della nostra festa è in linea con quella visione di unità paesana.

Ricetta del “farrecillu” tradizionale

Ingredienti:

  • una manciata di fagioli
  • pomodoro in conserva
  • olio extra vergine di oliva
  • una carota
  • una costa di sedano
  • farro spezzato q.b.
  • una cipolla e mezzo
  • una patata
  • lardo q.b.
  • pecorino locale q.b.
  • sale

Procedimento:

Si prende una quantità di farro spezzato corrispondente ad una “iummella” (un’approssimativa unità di misura locale che equivale alla quantità che si riesce a prendere con un pugno della mano) a persona e si mette a bagno in un recipiente per un quarto d’ora circa. Passato tale tempo, si scola e si mette all’interno di un “callaro” (il caldaio, antico recipiente di rame per la cottura dei cibi) sul fuoco e si aggiunge, nelle quantità necessarie, cipolla a pezzi, lardo tagliato a dadini, una patata, fagioli già lessati e una parte di sugo di pomodoro preparato in precedenza. Si lascia cuocere per circa trenta minuti, mescolando il tutto continuamente per evitare che il farro si bruci. Una volta cotto si mette nelle scodelle, si condisce con il sugo rimasto e una spolverata di pecorino locale.

Durante la sagra che si svolge il 5 Agosto si può degustare una versione della ricetta leggermente rivisitata per accontentare tutti i tipi di gusto.

Nota:

Per tutte le informazioni descritte nel presente articolo si fa riferimento alla memoria delle persone anziane del paese e a quanto è già stato scritto negli opuscoli della festa pubblicati negli anni precedenti.

Sabato, 17 Febbraio 2018 22:05

Le sagre

La festa di Santa Maria della Neve è un insieme di tradizioni e usanze, anche antichissime, che si snodano attorno alla fede religiosa devota alla Madonna.
Tra le tradizioni e le usanze di Bacugno non può certo mancare l’aspetto culinario, che è uno dei più rilevanti della nostra cultura.

Tra le tante cose che i nostri avi cucinavano e sono state tramandate fino a noi ne abbiamo individuate tre così rappresentative da meritare di essere riproposte ogni anno, anche perché a volte non di facile esecuzione domestica.

Nascono così le nostre tre sagre:

Vi aspettiamo alla Festa di Santa Maria della Neve per degustarli come tradizione vuole, ma se volete intanto scoprire di più e magari provare a cucinarli, ecco la storia e la ricetta dei tre piatti…

Sabato, 17 Febbraio 2018 21:26

La Ruzzica

Uno degli appuntamenti immancabili della Festa di Santa Maria della Neve a Bacugno è la gara di RUZZICA! Si svolge immancabilmente sul tracciato storico Picciame-Bacugno lungo circa un chilometro e mezzo.
I partecipanti sono sempre tantissimi, tutti uniti dal medesimo scopo di divertirsi con questo che è uno dei giochi tradizionali più antichi di sempre!

La Ruzzica è uno sport popolare antichissimo appartenente alla tradizione agricola del Lazio, dell'Abruzzo e delle Marche. Era un gioco di strada molto diffuso fino a fine ‘800 e praticato soprattutto nei giorni liberi e di festa.

La Ruzzica consisteva nel far rotolare (o ruzzolare o ruzzicare) a terra una forma di formaggio stagionato (in genere del pecorino) lanciandolo a turno il più lontano possibile senza uscire da un percorso predefinito. Vinceva chi riusciva ad arrivare per primo al traguardo.

In alcune località, attorno alla ruzzica era arrotolata una fune usata per lanciare la stessa imprimendole uno slancio maggiore.

La ruzzica era un gioco molto sentito tra le genti paesane perché simbolo di divertimento e festa.

La pizza di formaggio era addirittura preparata con un procedimento di indurimento speciale e con delle forme appositamente studiate per il gioco.
Nel tempo, il formaggio è stato sostituito da un disco in legno e in epoca moderna dalla gomma.

Questo sport tradizionale è stato tramandato sino ai giorni nostri divenendo una vera e propria tradizione che rievoca splendide immagini del passato.

Sabato, 17 Febbraio 2018 14:18

Bacugno

Bacugno è un piccolo paese del comune di Posta in provincia di Rieti posto ai margini della antica Via Salaria dei Romani.

L’origine di Bacugno è antichissima e risale almeno al I secolo d.C., in epoca Sabino-Romana.
Qui sorgeva l’antica Forum Decii, un centro molto importante che, come dice il nome stesso, era un foro, dedicato al commercio e allo scambio di materie, un importante mercato che copriva tutta la zona.
Ci sono poche fonti storiche su Forum Decii anche se viene nominata da importanti storici. Nelle vecchie tabelle geografiche, come la Tabula Peutingeriana, appare con il nome di Foroecri anche se per i più si tratta di due centri distinti.
Era però sicuramente un foro importante, citato in alcuni documenti al pari di Amiterno, Rieti, Tivoli, ecc.

Il villaggio era chiamato Vacunium, dal nome della divinità sabina chiamata Vacuna (in seguito identificata con Cerere , Minerva o Diana). Pare certo che io onore della Dea Vacuna qui sorgesse un importante tempio andato però peduto. Per alcuni il tempio sorgeva dove oggi c’è la chiesa di Santa Rufina, costruita con materiali ricavati dal tempio stesso. Per altri il tempio sorgeva all'interno del foro e i resti sarebbero sparsi per i muri e le costruzioni delle case attuali.

Oggi Bacugno è un paese che vive principalmente di agricoltura, pastorizia e turismo.

La sua bellezza, oltre al caratteristico borgo, al centro del quale si erge la bella Chiesa di Santa Maria della Neve, è legata indissolubilmente alla magnificenza della natura che lo circonda, tra alte vette e dolci vallate, verdissime d’estate e costantemente imbiancate d’inverno.
Lo scenario ideale per gli amanti della montagna, per dedicarsi ad escursioni di trekking o mountain bike sui numerosi sentieri tracciati e identificati, o anche semplici passeggiate all’insegna del benessere.

Anche il relax, la cultura e il cibo e i prodotti tipici sono un fiore all’occhiello di Bacugno dove si respira ancora un’aria genuina, fatta di semplicità e usanze antichissime.

Qui si può scoprire l’antica arte del Canto a Braccio e ascoltare in tante occasioni il festoso suono dell’organetto e assistere a travolgenti balli di Saltarello.

Bacugno è fiero di portare tutti questi valori all’interno della sua festa più importante, la Festa di Santa Maria della Neve dove si può assistere ad antichi rituali contadini a cavallo tra il cristiano e il pagano.

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Grazie a l'ineguagliabile lavoro di

FRANCESCO DE ACUTIS

Sabato, 17 Febbraio 2018 14:18

Il Canto A Braccio

Da oltre 30 anni, ogni 3 Agosto si tiene a Bacugno la Rassegna dei poeti a braccio dove accorrono i cantori del paese e delle zone limitrofe.
La rassegna è nata nel 1987 per volontà dei poeti stessi che hanno voluto omaggiare la Festa di Santa Maria della Neve con la loro arte, aggiungendo un ulteriore tassello alla già ricca gamma di tradizioni legate alla manifestazione.

La serata è organizzata dal direttivo in collaborazione con i poeti a braccio del paese come Pietro De Acutis, Donato De Acutis, Dante Valentini e Marco Calabrese i quali radunano gli altri poeti delle nostre zone e anche poeti provenienti dalla Toscana e diverse zone d'Italia, creando una rassegna che accomuna culture diverse. L’evento negli anni ha avuto un enorme successo richiamando sempre più pubblico.

L'evento e si snoda sulla discussione in ottava rima cantata improvvisata di temi di attualità e vari, comunicati sul momento dal presentatore della serata, il tutto accompagnato dalla ciaramella e dall'organetto.

 

La storia del Canto a Braccio

Il canto a braccio, o canto in ottava rima, è un’arte antica appartenete alla tradizione dei pastori abruzzesi e molto diffusa nella zona di Bacugno dove ancora si pratica specialmente in occasioni festose.

La sua origine risale a tempi antichi quando i pastori, pur nella loro semplicità, conoscevano a memoria i versi dei poemi classici come L’Orlando Furioso e spesso si dilettavano a recitarli in compagnia. Immaginiamoli magari all’osteria, accompagnati dall’organetto e da un bel bicchiere di vino…
Capitava che poi si cimentassero ad inventare nuove e personali strofe che spesso erano delle prese in giro degli amici di bevuta... e quelli gli rispondevano… e loro rispondevano di nuovo… e così via fino a diventare delle vere e proprie sfide in rima che andavano avanti per ore!
Oltre alla sfida sarcastica, si rimeggiava a contrasto interpretando personaggi contrapposti come suocera/nuora, maestro/contadino ecc..

La difficoltà per i poeti a braccio sta proprio nell’estemporaneità dei pensieri che dovevano essere elaborati secondo rigide regole poetiche:
otto righe endecasillabe di cui sei in rima alternata e le ultime due in rima baciata. Il verso di attacco deve inoltre fare rima col verso conclusivo dell’antagonista.

I poeti a braccio sono quindi personaggi dotati di capacità canore, abili nell’elaborare i pensieri rapidamente e in rima, ma soprattutto sono persone sensibili e sarcastiche, in grado di cogliere le sfumature e le ironie della vita ma anche le malinconie e le poetiche: in sostanza dei veri artisti!

Infatti negli ultimi anni si è fatto molto per affermare il canto a braccio come arte specifica portandolo a festival e rassegne anche a livello internazionale.

Sabato, 17 Febbraio 2018 14:18

La chiesa di Santa Maria della Neve

Le origini del culto

Il culto della Madonna della Neve è giunto nel nostro territorio probabilmente grazie ai frati francescani che diffusero la devozione alla Madonna della Neve in tutta la chiesa, poiché l’Assemblea generale dell’Ordine (Capitolo generale) aveva imposto già dal 1299 a tutti i frati di celebrare la “Dedicatio Sanctae Mariae ad Nives”.

Il culto cristiano s’innesta tuttavia su riti agresti di ringraziamento propri delle popolazioni sabine arcaiche.

Il facile passaggio da un culto prettamente pagano ad un culto cristiano è da ricollegarsi alla semplicità della gente che da sempre ha popolato queste terre e che ha cercato un modo per poter rendere grazie dell’abbondanza ricevuta ad un’entità soprannaturale.

La storia

L’ anno esatto dell’edificazione della Chiesa di Santa Maria della Neve non è certo.

È grazie al grande lavoro di raccolta d’ informazioni svolte da Don Giulio Mosca, parroco di Posta dal 1966 al 1969, se attualmente abbiamo alcuni dati a riguardo.

I primi documenti riportati che attestino la presenza della chiesa di S.Maria della Neve sono due elenchi che raccolgono tutte le chiese della nostra zona. Un elenco è del 1153, redatto nella Bolla pontificia “In Eminenti” di papa Anastasio IV, in cui è presente la chiesa di S.Maria in Bacugno. L’altro elenco del 1182 è presente nella Bolla pontificia di papa Lucio III e in questo sono nominate le stesse chiese del precedente elenco con l’aggiunta della chiesa di “S.Maria de Panaria”.

Nel registro delle chiese della diocesi del 1398 la chiesa di Bacugno è riportata con il nome di “S.Marie de Vacundio” e, annesse ad essa, le cappelle dipendenti; è riportata anche la chiesa di “Santa Maria de Panaria”. Nel registro della diocesi dal 1438 al 1477 sono presenti entrambe le chiese. Questo contraddice, in un certo qual modo, quanto tramandato oralmente dagli anziani, secondo cui la chiesa di S.Maria della Neve sia stata costruita con parti della chiesa di Santa Maria di Panaro crollata con il terremoto. La chiesa parrocchiale, quindi, è più antica.

Nella visita del 1786 effettuata dal vescovo di Rieti Saverio Marini è riportato che la chiesa di S.Maria de Panaria era crollata già nel 1561, mentre nella successiva visita del 1788 si reputa ancora in piedi (probabilmente un’ incongruenza dovuta alle errate informazioni fornite dalle persone locali).

Un dato certo sulla presenza della chiesa si ha nel XVII secolo. A quel tempo la popolazione di Posta e del suo circondario era cresciuta per cui ci fu la necessità di creare nuove parrocchie: nel 1616, infatti, furono create le parrocchie di Bacugno e di Sigillo.

Quando fu riordinata, verso la metà del ‘600, essendo già molto rovinata, si utilizzarono probabilmente materiali dell’altra chiesa, di cui rimane solo il nome della località dove si ergeva.

Nella visita pastorale del 1605 la parrocchia di Bacugno è detta “unita e annessa alla Chiesa parrocchiale di Posta”, tuttavia godeva già in precedenza di una certa indipendenza (teneva ad esempio registri di Battesimo).

La chiesa era stata ripristinata nel 1647: al beneficio parrocchiale appena istituito fu annesso anche il beneficio di S.Maria del Panaro. Nel 1682 vi fu eretto il beneficio del SS.Crocifisso, di patronato alla famiglia Consili fino al 1795 e nel 1782 vi fu aggregato anche il beneficio di S.Biagio.

Una lapide commemorativa ritrovata negli anni ‘60 nella chiesa parrocchiale annessa alla chiesa di S.Maria della Neve riportava il restauro della chiesa stessa ad opera di Don Sallustio Cherubini, parroco di Bacugno, dopo il terremoto.

Dietro l’altare maggiore è possibile notare un affresco che ricorda gli eventi accaduti con il terremoto del 1703. In esso vi è presente la dicitura “templum hoc a fundamentis reedificatum” che attesta la ricostruzione completa della chiesa in seguito a quell’evento.

Chiesa di Santa Maria della Neve a Bacugno

Iscrizione commemorativa del terremoto del 1703.

L’architettura

La chiesa che si può ammirare oggi certamente non è come appariva in passato.  La struttura attuale risale all’ultima ricostruzione effettuata in seguito al terremoto del 1703, probabilmente sopra i resti di una costruzione più antica.

La mancanza dell’attribuzione di uno stile architettonico ben definito alla chiesa di Santa Maria è dovuta principalmente al susseguirsi nel corso dei secoli di frequenti terremoti distruttivi. Eventi catastrofici ci sono stati nel 1294 (molto violento), nel 1298, nel 1315 (quando la terra tremò per trenta giorni), nel 1349, nel 1451, nel 1500 (durò per mesi) e nel 1639. Nel 1703, il più devastante terremoto di cui si ha memoria, Bacugno perse 600 persone e del paese rimasero soltanto due volte sotterranee. La situazione non fu differente nelle zone circostanti. Di quell’evento si ha una dettagliata relazione redatta dal Padre gesuita Antonio Baldinucci negli anni successivi al terremoto. Con la sua missione cercò di risollevare gli animi della gente e fece cominciare la ricostruzione delle chiese del territorio.

Un’idea di come si presentava la chiesa di Santa Maria della Neve in passato può essere estrapolata dal documento dell’archivio vescovile di Rieti che riporta la Visita Pastorale del Monsignore Gabriello de’ Conti Ferretti, vescovo di Rieti, nei territori di Montereale, Antrodoco, Cittareale, Borbona e di Bacugno nel 1828. Nel documento è riportata una descrizione della struttura interna della chiesa.
Essa presentava tre navate, divise ciascuna da quattro archi, e recanti ognuna una porta. Le due laterali erano a volta, mentre quella centrale presentava un soffitto dipinto. Vi erano nove altari: otto nelle navate laterali (ognuno con una denominazione) e l’altare maggiore nella navata centrale, dietro il quale vi era uno spazio quadrangolare a volta arabescata adibito al coro. L’altare principale era dedicato alla Madonna della Neve, rappresentata da una statua di legno dorato che lo sormontava. Ai due lati dell’altare erano presenti due porticine che immettevano nel coro, e al di sopra di esse vi erano due affreschi raffiguranti S.Pietro (a sinistra) e S.Paolo (a destra). A sinistra e a destra del coro vi erano due porte: la prima conduceva alla sagrestia, la seconda al cimitero. Nella navata laterale sinistra, il primo altare era dedicato alla Madonna Santissima del Rosario e presentava un quadro rappresentante la Vergine, S.Domenico, S.Caterina e i quindici misteri. In questo altare era presente un ciborio in legno dorato in cui si conservava il Santissimo Sacramento.
Il secondo altare era dedicato alla natività di Maria Santissima. Il terzo altare era dedicato al Santissimo Crocifisso, e recava un’immagine di legno in rilievo. Il quarto altare era dedicato a S.Lorenzo e a S.Lucia. Nella navata laterale destra, l’altare era dedicato a S.Giuseppe. Questo era ridotto in pessime condizioni e recava un dipinto in tela raffigurante il passaggio del medesimo. Il secondo altare era dedicato al Suffragio. Presentava un quadro in tela raffigurante S.Gregorio Magno che prega la Madonna per le Anime del Purgatorio. Il terzo altare era dedicato a S.Antonio Abate di competenza della confraternita. Il quarto altare era dedicato a S.Maria Maddalena.
Intorno alle pareti della chiesa pendevano le immagini della Via Crucis mentre nel pavimento vi erano dieci sepolture destinate ad alcune famiglie, ai bambini e ai sacerdoti. Vi erano inoltre tre confessionali e un Battistero, posto tra la porta maggiore e la porta della navata destra.
Vi era il campanile con le tre campane e la casa parrocchiale contigua alla chiesa, costituita da una cucina, quattro stanze e alcuni sotterranei.

Da quanto abbiamo appreso da chi ci ha preceduto e dalle persone più anziane la nostra chiesa è rimasta quasi inalterata rispetto a quanto riportato nel documento.

La casa parrocchiale è rimasta intatta fino agli anni ‘60. In seguito, si è assistito ad un lento decadimento dovuto all’incuria e al mancato utilizzo.

Chiesa di Santa Maria della Neve a Bacugno

Nella foto sopra, si può osservare la presenza ancora della casa parrocchiale.

Fino al terremoto del 1979 si poteva ancora osservare il bellissimo soffitto di tavole dipinto, di poco valore artistico ma sicuramente di grande valore affettivo per la popolazione, per il grande impatto visivo che dava quando si entrava in chiesa. Erano inoltre visibili il bellissimo e antico organo (azionato a mano), dietro l’altare maggiore, e il pulpito ligneo, nella prima colonna a sinistra dell’altare maggiore.

Adesso del soffitto resta solo la capriata in travi di legno, l’organo è andato perso tra i calcinacci dei lavori di restauro post-terremoto, mentre il pulpito è stato accatastato nello spazio che un tempo era occupato dall’organo.

Chiesa di Santa Maria della Neve a Bacugno

Nella foto, si può notare ancora la presenza del pulpito ligneo e una porzione del soffitto centrale.
Chiesa di Santa Maria della Neve a Bacugno
Particolari della facciata della chiesa e del campanile. Si possono notare dei motivi che appartengono ad epoche antiche e che sarebbe importante fare visionare.

     Chiesa di Santa Maria della Neve a Bacugno

Da sinistra a destra: particolari dei portoni delle tre navate.

Davanti al sagrato della chiesa è presente un monumento dedicato ai caduti della Prima e Seconda Guerra Mondiale, presso il quale ogni anno il 5 Agosto, giorno della festa, si rende omaggio con la deposizione di una corona e di un discorso commemorativo.

Chiesa di Santa Maria della Neve a Bacugno

Monumento ai caduti della Prima e Seconda Guerra Mondiale.

Nel 2012 sono stati effettuati alcuni lavori di restauro degli altari da parte dei Beni Culturali, che li hanno riportati ai colori originali. Di seguito si può vedere come appare attualmente la chiesa al suo interno.

Nota:

Si ringrazia per la raccolta delle informazioni descritte nell’articolo chi ci ha preceduto nella realizzazione della festa e le persone anziane, la cui memoria preziosa è di fondamentale importanza per noi giovani.

Bibliografia:

Libretto della festa di S.Maria della Neve (1999) “La Biffa e la Spiga”, p. 70-75.1

Don Giulio Mosca, “Posta nell’Alta Valle del Velino – Raccolta di dati per una storia civile e religiosa”, Amministrazione Comunale di Posta, ristampa del 2017.

Sabato, 17 Febbraio 2018 14:14

La nostra sede

La nostra sede è alle "Scolette" di Bacugno, edificio storico del Comune di Posta che noi amiamo e curiamo come casa nostra, dove si svolgono tutte le nostre attività e attorno a cui abbiamo realizzato tanti spazi da vivere e godere.

Sabato, 17 Febbraio 2018 14:14

Cosa facciamo

Durante tutto l'anno ci occupiamo della organizzazione di eventi e manifestazioni culturali e ricreative.
Siamo organo dentrale per la realizzazione della Festa di Santa Maria della Neve.
Gestiamo la nostra sede e i nostri spazi associativi oltre che prenderci cura del paese e della sua belleza.
Tante sono le iniziative portate avanti dall'associazione in collaborazione con tutta la gente del territorio.

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