Mercoledì, 07 Marzo 2018 17:45

Li Cannarozzitti

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La Sagra de “Li Cannarozzitti” nasce nel 1978, da un'idea di Costanzo Micarelli che, insieme ai suoi compagni “festaroli” di allora, ha voluto creare un evento che permettesse all'intera popolazione di Bacugno di ritrovarsi in piazza e consumare una cena in un'atmosfera serena e conviviale.

Li Cannarozzitti venivano e vengono tutt'ora offerti alla cittadinanza dal Comitato Festeggiamenti “S. Maria della Neve” anche per ringraziare la popolazione bacugnese per la sentita e calorosa partecipazione alla festa.

“Li Cannarozzitti”, conosciuti oggi con il nome di “cannolicchi”, sono un formato di pasta tipico italiano, trafilato al bronzo. Agli inizi degli anni Ottanta, quello dei cannolicchi era uno dei pochi formati esistenti (almeno, questo è ciò che narrano gli anziani di Bacugno!) ed erano anche tra i più economici. Venivano cucinati con un semplice sugo a base di pomodori pelati e peperoncino; di seguito, la ricetta per chiunque voglia assaggiare “li cannarozzitti”!

Ricetta de “LI CANNAROZZITTI”:

Ingredienti:

  • 500g ditaloni rigari
  • 500g pomodori pelati
  • 2/3 spicchi di aglio
  • peperoncino a piacere
  • olio e.v.o.
  • Prezzemolo
  • sale

Procedimento:

In una padella mettere a scaldare qualche cucchiaio di olio extravergine, aggiungere gli spicchi di aglio e il peperoncino a piacere. Quando l'aglio diventa dorato, toglierlo dalla padella e unire i pomodori pelati tagliati a pezzetti. Lasciar cuocere per 15/20 minuti circa a fuoco medio.

Nel frattempo, cuocere la pasta in abbondante acqua salata. Dopo averla tirata fuori dall'acqua e scolata al dente, saltarla in padella col sugo appena preparato. Aggiungere del prezzemolo fresco tritato e servire.

Osservazione: Non esiste un'indicazione precisa su quanto peperoncino utilizzare, perché il grado di piccantezza desiderato è molto soggettivo. Ovviamente, più peperoncino si aggiunge e più la pasta sarà “arrabbiata”!

Mercoledì, 07 Marzo 2018 17:43

La pecora Allu Cotturu

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La pecora allu cotturu è un piatto molto povero che veniva preparato tanti anni fa durante la transumanza, quando intere famiglie si spostavano per percorrere il lungo cammini che le portava nelle campagne Romane o nel Tavoliere delle Puglie.

Poiché le pecore e gli agnelli più belli venivano destinati alla vendita per trarne un guadagno e quindi per riuscire a vivere, le famiglie preparavano questo piatto con le pecore morte di fatica, o con le pecore azzoppate che venivano uccise.

La pecora veniva fatta cuocere per tante ore nei vecchi caldai sul fuoco vivo con un pò di sedano, carota e cipolla e l’aggiunta di aromi molto semplici.

Ricetta della Pecora Allu Cotturu

Ingredienti

  • 2kg di pecora (magra)
  • 100g di sedano
  • 100g di carota
  • 100g di cipolla
  • 1 foglia di alloro
  • 1 limone (sgrassa la carne)
  • Sale QB
  • Peperoncino (a piacere)

Procedimento

Tagliare la pecora a pezzi, far bollire in acqua per circa 15 minuti eliminando la schiuma che si forma in superfice. (sbollentare la pecora serve ad eliminare il grasso)

Togliere la pecora dall’acqua, rimettere in acqua bollente con alloro, sedano, carota e metà della cipolla e portare la pecora a cottura.

A fine cottura far soffriggere l’altra metà della cipolla in una padella, sfumare con del vino bianco e aggiungere alla carne.

Mercoledì, 07 Marzo 2018 15:50

Lu Farrecillu o Le Colenne

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Il farro è considerato la più antica tipologia di cereale coltivata dall’uomo e per molto tempo ha avuto un ruolo fondamentale nell’alimentazione umana. La sua coltivazione, tuttavia, è stata relegata in alcune zone isolate o lentamente soppiantata dall’introduzione della coltivazione del grano, che garantisce una maggiore resa.

Nella nostra vallata, così come nel resto dell’Alta Valle del Velino e più in generale del Centro-Italia, la coltivazione del farro ha rappresentato fino a qualche tempo fa una delle attività predominanti del mondo contadino, incentrato su pastorizia e agricoltura: infatti, era un prodotto impiegato per uso familiare, che richiedeva piccoli interventi colturali su appezzamenti di terreni anche poco estesi.

Risulta evidente pertanto il perché sia l’ingrediente principale di molti piatti tradizionali, spesso molto poveri, come a rimarcare la sua importanza nutrizionale ed economica. Con esso si preparavano minestre, zuppe, secondi piatti in umido o con l’aggiunta di pomodoro (solo nel secondo dopoguerra, quando la coltivazione del pomodoro giunse nel territorio).

La storia

I comitati che si sono susseguiti negli anni, e ultimamente l’Associazione, si sono attivamente adoperati nel promuovere la riscoperta degli antichi sapori e la loro diffusione tra chi non è del posto attraverso l’istituzione di sagre.

In particolare, durante i festeggiamenti in onore di “Santa Maria della Neve” è stata istituita la sagra delle “colenne” o del “farrecillu” (come è più conosciuta tra i Bacugnesi), che consiste nella preparazione di una minestra a base di farro e che ha riscosso grande successo fin da subito tra i partecipanti all’evento.

Questo piatto molto povero appartiene alla storia del nostro paese perché un tempo era preparato per i festeggiamenti di Sant’Antonio abate. Il 16 gennaio nelle frazioni di Picciame, Fontarello, Steccato, Bacugno e Figino alcune famiglie si adoperavano alla preparazione della minestra all’interno di un caldaio e da questo attingevano tutte le altre famiglie. Questo momento di condivisione, in un’epoca in cui la collaborazione e il reciproco aiuto avevano un radicato valore etico-sociale, era un modo come un altro per stare insieme e festeggiare e riproporre questo piatto all’interno della nostra festa è in linea con quella visione di unità paesana.

Ricetta del “farrecillu” tradizionale

Ingredienti:

  • una manciata di fagioli
  • pomodoro in conserva
  • olio extra vergine di oliva
  • una carota
  • una costa di sedano
  • farro spezzato q.b.
  • una cipolla e mezzo
  • una patata
  • lardo q.b.
  • pecorino locale q.b.
  • sale

Procedimento:

Si prende una quantità di farro spezzato corrispondente ad una “iummella” (un’approssimativa unità di misura locale che equivale alla quantità che si riesce a prendere con un pugno della mano) a persona e si mette a bagno in un recipiente per un quarto d’ora circa. Passato tale tempo, si scola e si mette all’interno di un “callaro” (il caldaio, antico recipiente di rame per la cottura dei cibi) sul fuoco e si aggiunge, nelle quantità necessarie, cipolla a pezzi, lardo tagliato a dadini, una patata, fagioli già lessati e una parte di sugo di pomodoro preparato in precedenza. Si lascia cuocere per circa trenta minuti, mescolando il tutto continuamente per evitare che il farro si bruci. Una volta cotto si mette nelle scodelle, si condisce con il sugo rimasto e una spolverata di pecorino locale.

Durante la sagra che si svolge il 5 Agosto si può degustare una versione della ricetta leggermente rivisitata per accontentare tutti i tipi di gusto.

Nota:

Per tutte le informazioni descritte nel presente articolo si fa riferimento alla memoria delle persone anziane del paese e a quanto è già stato scritto negli opuscoli della festa pubblicati negli anni precedenti.

Sabato, 17 Febbraio 2018 22:05

Le sagre

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La festa di Santa Maria della Neve è un insieme di tradizioni e usanze, anche antichissime, che si snodano attorno alla fede religiosa devota alla Madonna.
Tra le tradizioni e le usanze di Bacugno non può certo mancare l’aspetto culinario, che è uno dei più rilevanti della nostra cultura.

Tra le tante cose che i nostri avi cucinavano e sono state tramandate fino a noi ne abbiamo individuate tre così rappresentative da meritare di essere riproposte ogni anno, anche perché a volte non di facile esecuzione domestica.

Nascono così le nostre tre sagre:

Vi aspettiamo alla Festa di Santa Maria della Neve per degustarli come tradizione vuole, ma se volete intanto scoprire di più e magari provare a cucinarli, ecco la storia e la ricetta dei tre piatti…

Sabato, 17 Febbraio 2018 21:26

La Ruzzica

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Uno degli appuntamenti immancabili della Festa di Santa Maria della Neve a Bacugno è la gara di RUZZICA! Si svolge immancabilmente sul tracciato storico Picciame-Bacugno lungo circa un chilometro e mezzo.
I partecipanti sono sempre tantissimi, tutti uniti dal medesimo scopo di divertirsi con questo che è uno dei giochi tradizionali più antichi di sempre!

La Ruzzica è uno sport popolare antichissimo appartenente alla tradizione agricola del Lazio, dell'Abruzzo e delle Marche. Era un gioco di strada molto diffuso fino a fine ‘800 e praticato soprattutto nei giorni liberi e di festa.

La Ruzzica consisteva nel far rotolare (o ruzzolare o ruzzicare) a terra una forma di formaggio stagionato (in genere del pecorino) lanciandolo a turno il più lontano possibile senza uscire da un percorso predefinito. Vinceva chi riusciva ad arrivare per primo al traguardo.

In alcune località, attorno alla ruzzica era arrotolata una fune usata per lanciare la stessa imprimendole uno slancio maggiore.

La ruzzica era un gioco molto sentito tra le genti paesane perché simbolo di divertimento e festa.

La pizza di formaggio era addirittura preparata con un procedimento di indurimento speciale e con delle forme appositamente studiate per il gioco.
Nel tempo, il formaggio è stato sostituito da un disco in legno e in epoca moderna dalla gomma.

Questo sport tradizionale è stato tramandato sino ai giorni nostri divenendo una vera e propria tradizione che rievoca splendide immagini del passato.

Sabato, 17 Febbraio 2018 14:18

Il Canto A Braccio

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Da oltre 30 anni, ogni 3 Agosto si tiene a Bacugno la Rassegna dei poeti a braccio dove accorrono i cantori del paese e delle zone limitrofe.
La rassegna è nata nel 1987 per volontà dei poeti stessi che hanno voluto omaggiare la Festa di Santa Maria della Neve con la loro arte, aggiungendo un ulteriore tassello alla già ricca gamma di tradizioni legate alla manifestazione.

La serata è organizzata dal direttivo in collaborazione con i poeti a braccio del paese come Pietro De Acutis, Donato De Acutis, Dante Valentini e Marco Calabrese i quali radunano gli altri poeti delle nostre zone e anche poeti provenienti dalla Toscana e diverse zone d'Italia, creando una rassegna che accomuna culture diverse. L’evento negli anni ha avuto un enorme successo richiamando sempre più pubblico.

L'evento e si snoda sulla discussione in ottava rima cantata improvvisata di temi di attualità e vari, comunicati sul momento dal presentatore della serata, il tutto accompagnato dalla ciaramella e dall'organetto.

 

La storia del Canto a Braccio

Il canto a braccio, o canto in ottava rima, è un’arte antica appartenete alla tradizione dei pastori abruzzesi e molto diffusa nella zona di Bacugno dove ancora si pratica specialmente in occasioni festose.

La sua origine risale a tempi antichi quando i pastori, pur nella loro semplicità, conoscevano a memoria i versi dei poemi classici come L’Orlando Furioso e spesso si dilettavano a recitarli in compagnia. Immaginiamoli magari all’osteria, accompagnati dall’organetto e da un bel bicchiere di vino…
Capitava che poi si cimentassero ad inventare nuove e personali strofe che spesso erano delle prese in giro degli amici di bevuta... e quelli gli rispondevano… e loro rispondevano di nuovo… e così via fino a diventare delle vere e proprie sfide in rima che andavano avanti per ore!
Oltre alla sfida sarcastica, si rimeggiava a contrasto interpretando personaggi contrapposti come suocera/nuora, maestro/contadino ecc..

La difficoltà per i poeti a braccio sta proprio nell’estemporaneità dei pensieri che dovevano essere elaborati secondo rigide regole poetiche:
otto righe endecasillabe di cui sei in rima alternata e le ultime due in rima baciata. Il verso di attacco deve inoltre fare rima col verso conclusivo dell’antagonista.

I poeti a braccio sono quindi personaggi dotati di capacità canore, abili nell’elaborare i pensieri rapidamente e in rima, ma soprattutto sono persone sensibili e sarcastiche, in grado di cogliere le sfumature e le ironie della vita ma anche le malinconie e le poetiche: in sostanza dei veri artisti!

Infatti negli ultimi anni si è fatto molto per affermare il canto a braccio come arte specifica portandolo a festival e rassegne anche a livello internazionale.

Informazioni

Associazione Culturale Toro Ossequioso
Via Steccato, 2 - Bacugno
02019 -  Posta (Rieti)

P.IVA 01074910579

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